La storia

Pordenone la città nata sul fiume, la “città dipinta”, la città dei modelli industriali, la città della cultura ebbe la fortuna di contare diversi edifici e location teatrali e cinematografiche nel corso della sua storia. Tra ‘800 e primi del ‘900, infatti, furono edificati il Teatro della Concordia poi Teatro Sociale – fondato dall’industriale Andrea Galvani, il conte Pietro Montereale Mantica, il banchiere Gian Battista Poletti, il mecenate Francesco Tamai e l’albergatore Luigi Tonetti – la “Stella d’oro” voluto dall’Avv. Com. Andrea Ellero, fino al “Giuseppe Verdi” dello storico Corso Garibaldi crollato per un grave incendio e ancora sale cinematografiche e il “Cinema Estivo” all’aperto in Viale Cossetti.
Già dal 1905 un comitato di cittadini volle prevedere un sito teatrale proprio nel centro della città individuando uno spazio tra l’allora Ponte delle Muneghe e la roggia dei Molini. L’area fu acquistata dalla Famiglia Galvani dai mugnai Giacomo ed Enrico Busetto per poi essere rilevata dal Comune e solo nel 1910 la Società del Teatro guidata dal Cav. Riccardo Etro ottenne la cessione dell’area per la costruzione di un nuovo Teatro. Etro riuscì a coinvolgere i cittadini e attraverso le vendite di 52 palchi del Teatro potè avviare i lavori di costruzione nel 1913.
La Prima Guerra Mondiale impose un lungo stop ai lavori di costruzione, ma fu durante il conflito che si prese a chiamare il Teatro Licinio, attribuendo erroneamente il nome al celebre pittore detto Il Podenone. Nel 1919 i palchettisti vendettero le quote a Paolino Iem e Carlo Cadell e Giuseppe Ellero, che, nel 1922 lo affittarono a Rodolfo Venier. Si avviarono dei lavori di modifiche strutturali di adeguamento, per arrivare all’inaugurazione il 15 aprile 1922.
L’evento fu definito “di prim’ordine”, e il Licinio divenne immediatamente il punto di riferimento istituzionale, artistico e culturale non solo dei pordenonesi ma anche dei cittadini del più vasto territorio del Destra Tagliamento. Dal progetto redatto dall’Architetto Valle si desume che la struttura architettonica del Licinio sposava le caratteristiche estetiche del teatro aulico: nonostante l’utilizzo del cemento armato, il teatro vantava, infatti, una facciata esterna elegante ed armonica, con all’interno stucchi e paramenti in legno.
Nel 1938 il Teatro Licinio venne ribattezzato con il nome di “Giuseppe Verdi”. Per circa trent’anni, il Teatro assolse ad una funzione aggregatrice ed educativa. Simbolo dell’identità cittadina, interpretò lo spirito dei tempi, fu luogo di spettacoli teatrali e cinematografici, di feste, di balli, di celebrazioni. (cit. Flavia Benvenuto Strumendo)
SI decise la demolizione per costruire un sito d’arte innovativo e al passo con i tempi, capace di ospitare una programmazione multidisciplinare dalla prosa all’Opera al Cinema. Dopo la demolizione del Teatro Verdi nel 1951, il suo proprietario il sig. Giuseppe Ballarin pensò alla ricostruzione di un edificio moderno e all’avanguardia: nacque così il Cinema Teatro Verdi (1952), che già negli anni settanta fu previsto un riammodernamento, necessario anche a seguito del terremoto del 1976. Il Verdi fu chiuso e riaperto e furono eseguiti degli interventi di ristrutturazione, tra il 1976 e l’1982.
L’Amministrazione Comunale lo acquisì nel 1988 considerandolo strategico per la vita culturale della città, ma si vide costretta a chiuderlo nel 1993 a causa delle precarie condizioni di sicurezza dell’edificio: una situazione che favorì il dibattito cittadino tra l’idea di una ristrutturazione dell’esistente e quella di una demolizione e ricostruzione ex novo di un Teatro della città.
Il Comitato per la Rassegna di Prosa fondato nel 1962 (sessant’anni fa) da sei giovani pordenonesi – Renato Appi 39 anni, Adriano Cancian 32 anni industriale, Angelo Giannelli, pittore e insegnante quarantenne, Giulio Cesare Testa, 25 anni studente, Pieraldo Marasi, trentenne publicista e Gianni Zuliani, 25 anni, chimico – prese in mano la necessità di riproporre a Pordenone spettacoli e concorsi teatrali, che nell’arco di dieci anni arriva a portare al Verdi grandi artisti e grandi produzioni nazionali, dal “Arlecchino servitore di due padroni” del Piccolo di Milano, agli spettacoli dei fratelli De Filippo, a Gino Cervi, nel ’67 Paolo Grassi fu a Pordenone a suggellare la ricca vivacità innovativa del Comitato per la prosa. Anni di intensa attività culturale sempre connessa con il territorio regionale e provinciale (il Comitato fu tra i fondatori dell’Ente Regionale Tearale nel 1969) fu ricco il carnet di spettacoli e artisti ospitati nelle Stagioni teatrali del Verdi. Nei primi anni ’80 nasce l’Associazione Provinciale per la Prosa che guidò la programmazione teatrale prima al Verdi e poi al Concordia, una crescita di interesse e pubblico costante, infatti, tutti i più grandi nomi del teatro italiano recitano a Pordenone, fino alla definizione di percorsi. L’Assoprosa accompagna la nascita del nuovo Teatro Verdi.
Il 7 gennaio 2002 vennero avviati i lavori di quello che sarebbe stato il luogo deputato all’arte e alla socialità, lavori che proseguirono sotto l’occhio vigile dei pordenonesi in trepidante attesa della nuova struttura architettonica, che sorgeva sulle ceneri del Cinema Teatro Verdi, chiuso il 30 giugno 1999 e successivamente demolito.
Dopo 970 giorni, il 28 maggio 2005, è stata consegnata ai pordenonesi e a tutta la provincia una struttura dotata di una sala principale che può ospitare lirica, musica, danza, spettacoli di prosa, convegni e cinema; del Ridotto “Isidoro Martin” utilizzato prevalentemente per conferenze, proiezioni, piccoli spettacoli o concerti; dello Spazio Due “Renato Appi”, uno spazio destrutturato particolarmente adatto agli spettacoli di teatro contemporaneo e per le prove delle orchestre e dei balletti.
A distanza di un secolo dall’inaugurazione di quel Teatro Licinio che tanto ha segnato la vita culturale di Pordenone, celebriamo 100 anni di arte e di “bellezza” guardando al futuro dell’arte e delle nuove generazioni.
Fonti
- “Una città e i suoi Teatri. Licinio, Verdi e nuovo Verdi” editrice La Voce, 2005
- “Il Teatro è la lente di chi ci vede bene. I 45 anni di Assoprosa per la cultura a Pordenone” di Patrizia Baggio, editrice Associazione Provinciale per la Prosa Pordenone, 2007