MUSICA SU TELA
INAUGURAZIONE
Giampaolo Coral
MUSICA SU TELA
Prima esposizione pubblica della produzione pittorica
del compositore triestino Giampaolo Coral (1944-2011)
a cura di Fulvio Dell’Agnese
Informazioni
“Musica su tela”, la mostra dedicata alla pittura del compositore triestino Giampaolo Coral, inaugura negli spazi del foyer una serie di esposizioni con cui il Teatro Comunale Giuseppe Verdi intende portare all’attenzione del suo pubblico artisti ed opere legati – a vario titolo – alla dimensione teatrale e musicale.
L’ambizione è quella di non costruire semplicemente mostre di artisti visivi all’interno di un teatro, ma di prolungare la vibrazione della messa in scena e dell’interpretazione, che del teatro pervade gli spazi, nelle riflessioni pittoriche, fotografiche, plastiche firmate da chi al palcoscenico o alla dimensione concertistica è strettamente legato da affinità elettive o consumate militanze professionali. Mostre, dunque, almeno concettualmente prossime all’idea di installazione ambientale, che si propongono uno scarto rispetto alle convenzioni anche attraverso l’attivo coinvolgimento del pubblico più giovane: in tal senso è strutturata la collaborazione con il Liceo Artistico “E. Galvani” di Cordenons, i cui allievi saranno invitati a elaborare un commento visivo delle esposizioni e degli appuntamenti ad esse connessi (dalle esecuzioni musicali agli incontri di approfondimento), condivisi attraverso schermi video collocati ai vari livelli del foyer.
Giovanni Lessio
Presidente Teatro Verdi Pordenone
Giampaolo Coral (Trieste, 1944-2011)
Inizia a comporre giovanissimo. Esordisce in Germania con la sua prima opera orchestrale, il Requiem per Jan Palach e altri (1969), e vede eseguito nel 1973 a Vienna il Magnificat per soprano e orchestra. Nel 1975 gli viene conferito il prestigioso Prix de Composition Musicale Prince Pierre de Monaco, cui seguono fra gli altri nel 1979 il Premio Gianfrancesco Malipiero, nel 1983 il Premio Musicale Città di Trieste, nel 2001 a Oslo il Premio Edvard Grieg.
Dal 1990 al 1997 è direttore artistico del concorso internazionale di composizione Premio Musicale Città di Trieste e dal 1996 al 2003 direttore artistico della sezione musica di Trieste Contemporanea. Nel 1987 fonda il festival internazionale di musica contemporanea Trieste Prima e l’associazione per la musica contemporanea Chromas. Per il teatro lirico ha scritto le opere in un atto Il canto del cigno, Demoni e fantasmi notturni della città di Perla (entrambi rappresentati al Mittelfest), Mr. Hyde? e il balletto Favola.
Presentazione
a cura di Fulvio Dell’Agnese
È quasi istintivo leggere le partiture del Coral musicista come lo sviluppo di un progetto grafico, che articola il suono attraverso una costruzione propriamente visiva. In maniera complementare, nella sua produzione pittorica le sfumature e gli impasti strumentali divengono spontaneamente materia dell’opera.
Le note non sono mai pura decorazione di raccordo fra il diletto della pittura e la dimensione di lavoro del compositore; come nella scrittura musicale, il pentagramma e le varie annotazioni si articolano come sistema segnico capace – in brulichii di fondo o esplodendo in primo piano – di strutturare fisicamente l’immagine. La grafia della musica si fa texture di una sonorità pervasiva, una sorta di humus da cui germoglia sempre qualcosa di lieve.
Nella grande casa di Monika e Giampaolo Coral, a Trieste, le porte sono quasi tutte dipinte: i vetri o la struttura sono stati immancabilmente trasformati in supporto per un tessuto di linee, simboli e colori.
In particolare, ad essere ricoperta da una stratificazione di pennellate è la porta dello studio di Giampaolo: il sigillo dello spazio in cui si ritirava a comporre, ma al tempo stesso la metafora di quanto pervasiva fosse l’energia comunicativa dell’uomo e della sua musica, che nessun battente poteva confinare in un angolo dell’abitazione o della città. Girare quella maniglia, ancora oggi, è come assecondare il fluire delle note, accompagnando il volto stilizzato del musicista nell’attraversare con lo sguardo ogni sbarramento culturale.
Elemento ricorrente nella pittura di Giampaolo Coral è un filo di orizzonte solcato da battelli in navigazione.
Niente di strano, si dirà, per un artista che viveva a Trieste, e della cui scrittura orchestrale si è affermato che “crea processi ad onda, dove la musica si gonfia a causa di figure accumulate o si distende”.
Ma la sensazione è che i comignoli fumanti dei bastimenti vengano osservati dal pittore con un tenero disincanto alla Pessoa: le navi, il mare, sono emblemi di un lungo viaggio nella musica, verso quella che Coral definiva la sua “isola interiore che sta nel mondo, ma è lontana dal rumore del mondo”. La pittura accompagna le barche all’approdo, rendendo visibile la fragile vastità del processo ispirativo: “Ho alcune idee, sto aspettando che si sviluppino… Oppure che svaniscano”.
Certe opere di Giampaolo Coral sono un commento divertito alla quotidianità del suo essere artista: le memorie della visita a un museo possono diventare materiale per costruire un ironico merzbild, ma il sorriso un po’ dadaista dell’assemblatore non cancella l’attenzione rapita del musicista per alcuni grandi maestri della storia dell’arte, da Kubin a Klee; il tutto proposto agli spettatori – che Giampaolo immaginava cerchia ristretta di amici, disponibili a condividere tanto l’impegno di un’opera incorniciata quanto la scanzonata pittura pensata per decorare le tende del terrazzo – con uno sguardo di complice understatement che, dietro i baffi e gli occhiali rotondi, ritroviamo in ogni autoritratto.
Fulvio Dell’Agnese
curatore