PAOLO FRESU E I VIRTUOSI ITALIANI
BACK TO BACH
direttore e violino solista Alberto Martini
programma
Johann Sebastian Bach (1685-1750)
Contrapunctus 1 da “L’Arte della Fuga” BWV 1080
Massimo Colombo (1961)
Corale Pop per tromba e archi
Richard Galliano (1950)
Aria per tromba e archi
G.Ph.Telemann (1681-1767)
Overture do Quixotte TWV 55:G10
Ouverture – Le reveille de Quixotte – Son attaque des Moulens a Vent
Daniele Di Bonaventura
Sanctus per tromba e archi
Paolo Fresu (1961)
Ossi per tromba e archi
Francesco S. Geminiani (1687-1782)
Concerto Grosso n.12 in re min. sull’opera Quinta di A. Corelli “La Follia” Tema con variazioni
Claudio Monteverdi (1567-1643)
Si dolce è ‘l tormento per tromba e archi
Jean-Michel Giannelli
Dies Irae per tromba e archi
Michael Nyman (1944)
Suite per orchestra d’archi
Uri Caine (1956)
Memory per tromba e archi
Georg Friedrich Händel (1685-1759)
“Lascia ch’io pianga” per tromba e archi
Informazioni
PAOLO FRESU
Dalla vittoria nel 1984, neo- diplomato, come miglior talento del jazz italiano, al premio nel ’96 come miglior musicista europeo di jazz, alla nomination nel 2000 come miglior musicista internazionale, la parabola artistica di Paolo Fresu è in continua ascesa. Docente e responsabile di importanti realtà didattiche nazionali e internazionali, ha suonato in ogni continente e con i nomi più celebri della musica afroamericana degli ultimi trent’anni: Franco D’Andrea, Enrico Rava, Giorgio Gaslini, Richard Galliano, Michel Portal, Uri Caine, Omar Sosa, Gerry Mulligan, per citarne alcuni. Delle sue numerose incisioni discografiche, molte hanno ottenuto prestigiosi premi in Italia e all’estero. Si è più volte esibito come ospite con orchestre quali l’Orchestra Sinfonica della Rai, l’Orchestra della Radio tedesca di Amburgo, l’Orchestra dell’Auditorium Parco della Musica di Roma, l’Orchestra Nazionale di jazz francese. Ha coordinato numerosi progetti multimediali e composto musiche per film, documentari, video. Oggi è coinvolto in una miriade di progetti che lo vedono impegnato in circa duecento concerti l’anno in ogni parte del globo.
I VIRTUOSI ITALIANI
È considerata una delle formazioni più attive e qualificate nel panorama musicale internazionale. Nato nel 1989, il complesso si distingue per l’eccellente livello artistico e per le idee musicali innovative: si esibisce regolarmente nei principali teatri ed enti musicali italiani e non solo. Tra gli impegni più rilevanti dell’ultimo triennio si segnalano il concerto per il Senato della Repubblica italiana teletrasmesso in diretta da Rai 1, il concerto per la vita e per la pace, eseguito a Roma, Betlemme e Gerusalemme e trasmesso dalla RAI in mondovisione, il concerto presso la Sala Nervi in Vaticano alla presenza del Papa e il debutto alla Royal Albert Hall di Londra.
Numerose sono le collaborazioni con solisti e direttori di caratura internazionale, insieme a un’attività che conta oltre 100 cd registrati per importanti case discografiche e oltre 400.000 dischi venduti in tutto il mondo. L’attenzione alla ricerca filologica li ha condotti a esibirsi nel repertorio barocco e classico anche su strumenti originali. Nel segno della versatilità, significativo è anche l’interesse da sempre dimostrato dal gruppo per il repertorio di confine: da qui la nascita di collaborazioni e progetti con artisti come Franco Battiato, Goran Bregovic, Chick Corea, Michael Nyman ed altri. Dal 2011 sono complesso residente, con una Stagione concertistica, nella Chiesa dell’Ospedale della Pietà a Venezia, luogo in cui per tutta la vita Vivaldi suonò, insegnò e compose le sue opere. Figure artistiche cardine dell’orchestra sono il Konzertmeister primo violino Alberto Martini e il direttore principale Corrado Rovaris.
“Paolo Fresu e I Virtuosi italiani creano il loro progetto Back to Bach giocando col «riordino e redistribuzione» della tradizione. E quale miglior tradizione da riprendere se non quella barocca, vicina al jazz per svariati motivi, tra cui in primis l’improvvisazione? I tratti caratteriali affini sono vari: il basso continuo, ad esempio, o l’amore per gli strumenti a fiato, o la passione per le modulazioni, nonché il pubblico eterogeneo. Entrambi ammettono la libertà d’improvvisazione purché disciplinata. In entrambi tutto avviene nel presente: gli esecutori sono aperti alla citazione, al gioco autoironico e alle sperimentazioni.
I prescelti per proporre l’interazione dei due stili sono Monteverdi, Geminiani, Tartini e infine Händel e Bach: quest’ultimo è anche protagonista del titolo Back to Bach, già ampiamente utilizzato per altre creazioni.
Paolo Fresu considera la parola jazz «un termine che oggi ci sta stretto», ammettendo che talvolta ci possano essere forme e suoni che con questo genere hanno poco a che fare. «Direi – recita in una sua intervista – che il jazz oggi dovrebbe indicare una musica che abbia un alto grado di improvvisazione e grande rispetto verso un suono acustico».
I Virtuosi Italiani, guidati da Alberto Martini, co-ideatore dell’ intrigante programma, sono l’orchestra perfetta per questo crossover: la loro versatilità, le proposte originali e la capacità di coinvolgimento di pubblici anche eterogenei sono da anni tratti che caratterizzano il loro impegno nella sperimentazione di ambiti espressivi sempre nuovi ed estremamente stimolanti”.
Testo a cura di Andrea Nocerino,
per gentile concessione del Festival Claudio Monteverdi di Cremona