POLVERE<br>SAVERIO LA RUINA

POLVERE
SAVERIO LA RUINA

POLVERE<br>SAVERIO LA RUINA
Informazioni

Dialogo tra uomo e donna

di Saverio La Ruina
con Saverio La Ruina e Cecilia Foti

musiche originali di Gianfranco De Franco
contributo alla drammaturgia di Jo Lattari
contributo alla messinscena di Dario De Luca
aiuto regia Cecilia Foti
disegno luci di Dario De Luca
audio e luci di Gennaro Dolce
realizzazione quadro di Ivan Donato
organizzazione e distribuzione Settimio Pisano
produzione Scena Verticale, con il sostegno di Comune di Castrovillari
(si ringrazia il White Dove di Genova)

Informazioni

Il femminicidio, un tema urgente, purtroppo costante, da presidiare senza sosta. Il cartellone del Verdi lo ripropone anche in questa stagione e accende le luci, in particolare, sulla violenza psicologica. Affidandosi a uno dei drammaturghi e attori più intensi e pluripremiati della scena italiana.

Le botte sono la parte più fisica del rapporto violento di coppia; l’uccisione della donna la parte conclusiva. Ma c’è un prima, immateriale, impalpabile, polvere evanescente che si solleva piano intorno alla donna, la circonda, la avvolge, ne mina le certezze, ne annienta la forza, il coraggio, spegne il sorriso e la capacità di sognare. Una polvere opaca che confonde, fatta di parole che umiliano e feriscono, di piccoli sgarbi, di riconoscimenti mancati, di affetto sbrigativo, talvolta brusco. 

da un’operatrice di un Centro antiviolenza

Non so quanto c’entri il femminicidio con questo lavoro. Ma di sicuro c’entrano i rapporti di potere all’interno della coppia, di cui quasi ovunque si trovano tracce. 

Saverio La Ruina

SAVERIO LA RUINA
BIOGRAFIA

Si forma come attore alla Scuola di Teatro di Bologna diretta da Alessandra Galante Garrone e lavora, tra gli altri, con Leo De Berardinis e Remondi & Caporossi.  Nel 1992 fonda la compagnia teatrale Scena Verticale, con la quale è presente nei maggiori festival e teatri italiani e all’estero. Tra i maggiori riconoscimenti: due Premi Ubu 2007 con Dissonorata (miglior attore e nuovo testo italiano), il Premio Ubu 2010 con La Borto (nuovo testo italiano), il Premio UBU 2012 (migliore attore per l’interpretazione di Italianesi)  Nel 2010 ha ottenuto anche il Premio Hystrio alla drammaturgia.

RASSEGNA STAMPA

(…) E’ supposto che esistano spettacoli che le donne possono capire più a fondo solo per il fatto di essere donne, questo potrebbe essere Polvere – Dialogo tra uomo e donna. Un testo di stupefacente violenza che viaggia su un tappeto di falsa pacatezza, falsa comprensione, falso amore. Un continuo parlare di lui che interroga lei sul passato, sul presente, sulle intenzioni. Percorsi verbali e emozionali viziati dal desiderio di possedere l’altro, una polvere di sadismo verbale che si insinua nell’anima della donna facendola smarrire attonita, colpevolizzata.  Lei, che ha subito una violenza da ragazza, fragile, è imprigionata nella rete dell’impotenza mentre lui, freddo, prova piacere e senso di potere dall’auto affermazione che ne ricava dal distruggere lei. Teoremi psicologici perversi che i due attori (…) svolgono perfettamente sempre sul filo di un’irritante posatezza in questo spettacolo dove lei non ha ecchimosi da coprire, ma invisibili ferite profonde nell’anima divenute piaghe insanabili.

Corriere della Sera, Magda Poli , 5 febbraio 2015

Che gran botta allo stomaco, forse anche alle gonadi, è il nuovo spettacolo di La Ruina. C’è un’atmosfera claustrofobica che prende alla gola, da Polanski formato domestico: un “Carnage” di coppia, dove la violenza è a senso unico. Abbandonando il dialetto calabrese e le sue struggenti donne “dissonorate”, La Ruina (…) non smette d’indagare i rapporti di potere nella coppia. Polvere allude all’atmosfera impalpabile, ma coercitiva fino alla follia, nella quale il protagonista avvolge la sua donna, torturandola con le proprie manie e gelosie. L’incubo circolare si ferma a un millimetro dalla violenza vera. Che però incombe e ci interroga su noi stessi.

Roberto Barbolini, Il Giorno, 22 gennaio 2015

Una gelosia morbosa e delirante, paure e ossessioni che si traducono in soprusi, violenze psicologiche, sottili assoggettamenti. Così si distrugge il rapporto di coppia, così un uomo può annientare la propria “amata”. È la “sindrome di Otello”, un disturbo antico all’origine di comportamenti devianti con gli esiti spesso nefasti di cui sono piene le cronache dei nostri giorni. Il tema è al centro di Polvere, lo spettacolo di Saverio La Ruina in scena all’Elfo Puccini di Milano, prima parte della sua trilogia sulla violenza alle donne che comprende anche Dissonorata – Un delitto d’onore in Calabria (due premi Ubu nel 2007, in cartellone qui dal 27 al 29 gennaio) che racconta delle schiave moderne di un padre-padrone e La Borto (30 gennaio – 1 febbraio) sulla gravidanza vissuta come un calvario senza alternative, due monologhi nei quali l’attore e drammaturgo di Castrovillari interpreta altrettante figure femminili. In Polvere, invece, è il prototipo dell’uomo incapace di amare. Perché questo titolo? La polvere è il pulviscolo evanescente sollevato piano piano attorno e addosso alla donna da un maschio insicuro, immaturo e feroce che confonde l’amore con affetto sbrigativo e brusco o con il possesso di un corpo. Polvere, come una cipria letale che spegne il sorriso. E non c’è bisogno – lo abbiamo visto bene a teatro – di arrivare al pestaggio per smontare le certezze e togliere le speranze alla propria partner, né di ricorrere all’estremo delitto per farla smettere di sognare e… di vivere: bastano piccole prepotenze ripetute ogni giorno prendendo come spunto financo una sedia spostata senza il proprio permesso, un trattamento di make-up, la stretta di mano data a un amico… tutto può diventare il pretesto per mettere in atto uno “stalking” casalingo dalle disastrose conseguenze, per urlare in faccia a lei cose insulse e lasciarsi scappare persino uno schiaffo. Basta quello, solo quello, per compromettere un rapporto. Con l’illusione, poi, tutta maschile, che un semplice abbraccio cancelli d’incanto ogni male. Una drammaturgia intensa, dialoghi spietati e reali, parole che feriscono apposta per aiutarci a comprendere che anche la “polvere”, benché immateriale e impalpabile, uccide. È un piccolo gioiello lo spettacolo scritto dal calabrese La Ruina (…).

Avvenire , Fulvio Fulvi, 22 gennaio 2015