SCANDALO<br>FRANCO CASTELLANO, STEFANIA ROCCA

SCANDALO
FRANCO CASTELLANO, STEFANIA ROCCA

SCANDALO<br>FRANCO CASTELLANO, STEFANIA ROCCA
Informazioni

di Arthur Schnitzler

con Stefania Rocca e Franco Castellano
e con Filippo Borghi, Adriano Braidotti, Federica De Benedittis, Ester Galazzi, Andrea Germani, Lara Komar, Riccardo Maranzana, Astrid Meloni e Alessio Bernardi, Leon Kelmendi

regia di Franco Però
scene di Antonio Fiorentino
costumi di Andrea Viotti
musiche di Antonio Di Pofi
coproduzione Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Artisti Riuniti e Mittelfest 2015

testo inedito e mai rappresentato in Italia

Informazioni

Inedita e mai rappresentata in Italia, scritta nel 1898, Das Vermächtnis, potremmo raccontarla anche così: immaginiamo che, oggi, il figlio adorato di una famiglia dell’alta borghesia si innamori di una ragazza proveniente da un altro mondo, un mondo lontano dalla forma, dai modi, dai rapporti sociali che circondano questa famiglia; in breve, una ragazza di bassa estrazione sociale, o un’immigrata; e che da questa relazione segreta, nasca una creatura. Il giovane ha poi un grave incidente; capisce che morirà e a quel punto, svela questa storia d’amore ai genitori e chiede loro, come ultimo desiderio, di accogliere in casa la ragazza e il bambino. Stupore e sconcerto, dapprima, ma poi la famiglia acconsente. La ragazza entra in quella che, crede, diverrà la sua famiglia.

All’inizio è accolta con calore; le persone che le ruotano attorno paiono accettarla, ma

lentamente e, inesorabilmente, alcuni segnali di distacco cominciano a manifestarsi. Dapprima gli amici della cerchia iniziano a non frequentare più quel luogo; il promesso fidanzato della sorella del giovane fa notare, con sempre maggior insistenza, l’imbarazzo che crea nel loro ambiente questa presenza estranea; lo stesso padre dà segni, quasi involontari, di fastidio per questa nuova situazione, e le donne – le quali, se leviamo un amico del giovane, sono le principali presenze positive in quel mondo – hanno sempre maggior difficoltà a contrastare questa determinazione a tornare a rinchiudersi nel proprio mondo, isolando l’elemento di disturbo. Poi il bambino muore e la ragazza è sempre più sola ed estranea, e neppure la cognata del padrone di casa, un personaggio

forte che mette a nudo in tanti momenti le piccinerie, le volgarità, le sottili violenze che permeano quell’ambiente, riuscirà più a fermare il definitivo abbandono della ragazza: e sarà un abbandono drammatico.

Oggi, come nella Vienna di fine Ottocento. Feroce è l’attacco di Schnitzler alla società, ma

costruito senza alcuna forzatura; quasi senza accorgersene, grazie alla sapiente costruzione dei dialoghi e delle scene, il pubblico è trascinato dentro questa commedia amara: e si renderà conto solo alla chiusura del sipario di aver assistito al lucido smascheramento dei lati oscuri e perversi di una società.

LA STORIA

Un amore giovane e profondo, che travolge gli schemi stantii della società: è quello che lega Hugo, rampollo dell’alta borghesia e Toni, ragazza invece di bassa estrazione. È quello da cui nasce Franz, per quattro anni tenuto nascosto alla famiglia di lui, come la loro felice relazione. Improvvisamente però Hugo ha un incidente e, in fin di vita, chiede alla famiglia di accogliere il figlio e la donna. La famiglia affronta lo scandalo, crede di poterne reggere i contraccolpi: Toni e il bimbo entrano nella ricca casa dei Losatti circondati d’affetto, tanto che la giovane inizia a immaginare una nuova vita.

Ma in breve la presenza estranea inizia a suscitare insofferenza: si allontanano gli amici, muta il peso della famiglia in società, e se le donne continuano a proteggere i nuovi arrivati, gli uomini mostrano sempre più chiaramente il loro disappunto per la situazione. A far deflagrare il fragile equilibrio è l’improvvisa morte del piccolo Franz: dopo nulla potrà più arginare la vigliaccheria e la volgarità di quell’ambiente dorato, né la sottile violenza delle convenzioni sociali. E Toni ne sarà drammaticamente soffocata.

Nell’Italia di oggi o nella Vienna di Schnitzler, il sospetto, l’esclusione e il rifiuto per l’“altro” sono armi taglienti che mietono vittime. È dunque antesignana e ancora incisiva la denuncia di Schnitzler, cui Franco Però restituisce respiro e intensità in uno spettacolo avvincente, che si avvale di un’ottima compagnia d’interpreti, capitanati da Franco Castellano e Stefania Rocca, nomi di primo piano nel cinema e nel teatro contemporanei.

NOTE DI REGIA

Qual è la traduzione letterale di Vermächtnis: lascito, eredità, testamento, ma anche dono, regalo…

Quando cerchiamo di tradurre un titolo, tante volte ci troviamo di fronte a una scelta. La parola simile esiste, ma non sempre rende il significato profondo dell’originale.

Qui l’autore pone l’accento su un fatto morale: il lascito o il testamento di Hugo, primogenito amatissimo di una famiglia importante nell’ambiente cittadino, ferito a morte a causa di una banale caduta da cavallo, il quale rivela ai suoi di avere una moglie e un bambino, e si fa promettere che queste saranno accolte una volta che lui non ci sarà più.

Ogni termine scelto per il titolo tralasciava qualcosa dell’originale. Allora ci siamo chiesti: perché non cercarlo tra gli effetti che questo lascito provoca nella vita della famiglia? Perché è su questo che si snoda la trama della commedia.

E allora scopri che proprio in un allestimento tedesco, compare la parola scandalo. Ecco: scandalo, ma proprio nel senso antico del termine, σκάνδαλον (skàndalon), ovvero ostacolo, insidia.

Sono queste le caratteristiche, involontarie, indossate da Toni Weber, la ragazza di bassa classe sociale amata e sposata da Hugo, e del loro figlio, Franz. Essi sono vissuti come un ostacolo alla vita della famiglia, e alle proprie relazioni altolocate. La loro presenza è sentita come scandalosa, provocando l’allontanamento di amici e conoscenti. Come in uno specchio, in essi – ma soprattutto in Toni – si riflettono i comportamenti dei vari membri della famiglia: quel padre, il professor Losatti, dapprima disponibile ad accettare il dono, ma che poi – alla scomparsa anche del bambino – lo rigetta con scandalosa tranquillità; mentre, all’opposto, è scandaloso il comportamento di sua cognata, Emma, che continuamente smaschera l’ambiguo perbenismo presente nella casa e dietro a cui si cela la volontà ferrea di chiudere le porte all’estranea. O altrettanto scandaloso è Ferdinand, il giovane medico fidanzato della sorella di Hugo, carrierista convinto che vede in Toni colei che gli ricorda, con la sua sola presenza, le stesse basse origini e con volgare veemenza vuole allontanarla.

E anche la remissività della madre, Betty, alla fine diventa uno strumento contro la presenza della ragazza. Così, i pochi che vorrebbero accogliere la straniera, devono soccombere di fronte alle granitiche certezze di un ambiente che vuole l’esclusione.

L’estranea, la straniera è colei che ti mette di fronte alle tue paure, mette in crisi le tue certezze e l’ambiente in cui vivi.

Schnitzler racconta questa storia con grande e crudele lucidità, ma lo fa sempre in punta di penna, con leggerezza, con un dialogo veloce e brillante, e solo alla fine ti rendi conto del disegno perfetto di questo, quasi inconsapevole, atto criminoso.