I GRANDI DITTATORI
TEATRO DELLE BRICIOLE
EDUCATIONAL, LA BUSSOLA DEI VALORI
testo e regia
Bruno Stori e Letizia Quintavalla
con
Bruno Stori
musiche
Alessandro Nidi
luci e suono
Dario Andreoli
attrezzeria
Patrizia Caggiati
assistente
Sara Zanella
collaborazione per la ricerca storica e la documentazione
William Gambetta, Irene Di Jorio, Leonardo Di Jorio
Informazioni
I Grandi Dittatori
I bambini devono crescere, e così è necessario che imparino dalla storia come la sobillazione e l’intolleranza possano trasformare facilmente gli esseri umani in inumani. Quando qualcuno dice di sé “io sono il più intelligente, il più forte, il più coraggioso e più talentuoso uomo al mondo” si rende ridicolo e imbarazzante, ma se al posto di “io” dice “noi”, e sostiene che “noi” siamo i più intelligenti, i più forti, i più coraggiosi e i più talentuosi al mondo nella sua patria lo applaudono entusiasti e lo definiscono un patriota. Mentre tutto ciò non ha nulla a che vedere con il patriottismo. Si può infatti essere attaccati al proprio paese senza per questo dover sostenere che al di fuori di esso vive solo gentaglia inferiore. E invece più persone caddero in questa insensatezza, più la pace fu in pericolo.
da “Breve storia del mondo”, di E. H. Gombrich.
Note degli autori
Bruno Stori nel capitolo d’esordio del progetto-diretto insieme a Letizia Quintavalla-di un teatro che parla al pubblico dei ragazzi di politica si confronta con una platea numerosa su un tema importante come la dittatura.
Solo sul palcoscenico, accompagnato da un pallone, metafora del mondo, e da una scritta “IO NON SBALIO MAI”, affronta un monologo tragicomico raccontando la frenetica giornata del dittatore tra abluzioni, condanne ed esecuzioni. Seguono i discorsi in piazza, tra ovazioni e promesse di cibo e lavoro, mentre il volto del dittatore si moltiplica su monete, francobolli, foto, busti e statue. Il dittatore arringa la folla, cerca il consenso, l’approvazione.
Nelle sue adunate sta sempre più in alto e chiede al popolo/pubblico di moltiplicarsi: più bambini, più soldati! Nel coro unanime si rivela un altro personaggio: Bernardino l’ometto che si chiede il perché delle cose, che si interroga e riflette sul significato della dittatura.
I due personaggi, in un dialogo diretto con gli spettatori, nella scenografia dominata e animata dalla dualità bianco e nero, bene e male, si confrontano con gli inganni e le grottesche miserie della dittatura in un viaggio nel passato, ma anche nel presente del condizionamento dei media e della televisione, con gli occhi bene aperti su populismo, pensiero unico, connivenza coi poteri forti. Un ringraziamento al Grande Dittatore di Charlie Chaplin che è stata la fonte di ispirazione e ha dato l’impulso alla creazione del progetto.
La recensione
Uno spettacolo travolgente d’energia, teso, veloce, che tiene avvinto il “popolo del pubblico” all’ascolto, una scoppiettante, intelligente teatralità. (…) Bruno Stori, unico protagonista in scena, dal circo alla lezione (vera e finta: mescolando periodi e nazioni, politica ed economia, ma con sostanziale aderenza alla storia), dal varietà alle più varie citazioni, Charlie Chaplin (quel mondo che fluttua e scoppia tra le mani!) e Totò, raccontando e interpretando, ilare e grottesco, capace di arringare la sua folla di spettatori e subito dopo commentare ironicamente il suo agire. Una rigorosa professionalità unita a un’impetuosa generosità comunicativa, rendono I grandi dittatori spettacolo ora di particolare intensità teatrale, belle, funzionali all’irresistibile gioco d’insieme, le musiche di Alessandro Nidi. Davvero inquietante nell’apparenza dello scherzo il momento in cui viene chiamato un ragazzo a esprimere liberamente il suo pensiero: democratico: il dittatore?!Ma: un istante di buio-e lo spettacolo può continuare senza più quell’amante della libertà! Ed ecco che poco dopo si è tutti nuovamente affascinati da quel fiume di parole-del personaggio/ dell’attore che lo interpreta, una forma di incantamento, però sempre vigile, gli spettatori pronti alla partecipazione, al divertimento, alla risata con pensiero. Il trucco c’è: quella forma di racconto grottesco, quasi da circo, un po’ gridato non è di un dittatore, ma di un attore! Con filastrocca finale: no, non è il suo mestiere governare, fare conquiste. “Io voglio far l’attore/ saltare e sgambettare/ e fare anche il buffone/ e dir quel che mi va!”. Applausi scroscianti, meritatissimi.
Valeria Ottolenghi, Gazzetta di Parma