MONI OVADIA<br>DOPPIO FRONTE

MONI OVADIA
DOPPIO FRONTE

MONI OVADIA<br>DOPPIO FRONTE
Informazioni

Oratorio per la Grande Guerra dalle lettere dal fronte, dalle memorie dei combattenti (tra cui Gadda e Ungaretti) di e con
Lucilla Galeazzi e Moni Ovadia
e con
Massimo Marcer – tromba
Paolo Rocca – Clarinetto
Albert Florian Mihai – fisarmonica
Luca Garlaschelli – contrabbasso

Suono: Mauro Pagiaro

Una coproduzione Promo Music / Teatro Biondo Stabile di Palermo in collaborazione con Ravenna Festival 2014

Informazioni

E’ un sapiente lavoro sulle lettere, memorie, poesie e canzoni della Grande Guerra (ulteriore percorso del nostro cartellone) lo spettacolo Doppio fronte, che racconta della prima guerra mondiale, combattuta dal nostro esercito nelle trincee sui monti e vissuta tutti i giorni da un’Italia che via via andava impoverendo sempre di più, in cui le donne condussero da sole una quotidiana battaglia di sopravvivenza per mantenere la famiglia. In scena Moni Ovadia nel ruolo dell’ aedo e Lucilla Galeazzi, cantante e narratrice, accompagnati da musicisti e coro. Nell’insieme, un coro di voci diverse unito in un unico grido di dolore.

Lo spettacolo
I testi sono tratti dalle lettere dal fronte, dalle memorie dei combattenti (tra cui Gadda e Ungaretti), dai diari di uomini e donne che vissero la guerra “ in casa”, come i veneti e i friulani: questi ultimi arruolati nel ‘14 dall’esercito austriaco e mandati a combattere sul fronte orientale, nel ‘15 si trovarono in trincea contro l’esercito italiano! I canti sono quelli del grande repertorio a cui dette vita la sanguinosissima guerra e le sue battaglie: canti patriottici, canti contro la guerra, Trilussa, E.A.Mario e la canzone anonima Gorizia, canto straordinario e indimenticabile delle sofferenze quotidiane e terribili dei nostri soldati!

L’intervista
(…) Cosa c’entra Moni Ovadia con la Grande Guerra? “C’entro perché quella guerra deve fare parte delle nostre conoscenze: è la prima vera guerra dove c’è stata l’irruzione della tecnologia nel senso nefasto, brutale che oggi conosciamo. Per la prima volta si fece l’uso dei gas, l’arma più vigliacca, proditoria. E pensare che a sollecitare l’uso dei gas fu un ebreo, Fritz Haber, il quale, tragica ironia della sorte, fu anche lo scopritore del Zyklon B, il famigerato gas usato nelle camere di sterminio dei lager tedeschi contro gli ebrei…. Ecco, noi raccontiamo cosa significò usare i gas contro i soldati, cosa fu mettere la tecnologia al servizio della guerra, producendo quei cannoni mostruosi e dall’altra ironizzeremo sulla retorica patriottarda, ma parleremo anche della coscienza antimilitarista che si fa più forte e appassionata proprio con la Grande Guerra”, dice l’attore ricordando che “quella fu una guerra moderna e arcaica al tempo stesso, tecnologica sì, ma anche una guerra che richiedeva ai soldati sforzi e fatiche disumane, di andare inebetiti verso il baratro”, come disse Wiston Churchill. Ma – prosegue l’attore – ci fu anche la crescita di una coscienza civile positiva. Per esempio la Grande Guerra ebbe un ruolo nell’emancipazione delle donne. Nel recital leggiamo un manifesto delle suffragette straordinario, di un antimilitarismo ancora vivo”. E proprio sulla linea antimilitarista dell’insensatezza della guerra, della menzogna della propaganda, insisteranno le canzoni, alcune cantate con il coro di ragazzi di Freevoices. “Ci sarà anche l’inno sovietico originale e una canzone in yiddish sugli ebrei che morirono come patrioti”.

(da Il Fatto quotidiano del 13 giugno 2014)

Moni Ovadia
Nato in Bulgaria, da una famiglia ebraico-sefardita, Moni Ovadia è versatile uomo di musica e teatro. La ricerca sulla musica tradizionale di varie aree geografiche lo ha portato a costituire nei primi anni Settanta il Gruppo Folk Internazionale, la cui esperienza confluirà sul finire dello stesso decennio nell’Ensemble Havadià. Nel 1984 ha quindi avviato una serie di collaborazioni con numerose personalità del mondo del teatro, tra cui Pier’Alli, Bolek Polivka, Tadeusz Kantor, Giorgio Marini, Franco Parenti. E proprio per il Teatro Franco Parenti ha creato nel 1987, in collaborazione con Mara Cantoni, il suo primo spettacolo dedicato alla cultura ebraica, Dalla sabbia dal tempo. Fondata successivamente la Theater Orchestra, ha dato vita a Golem, seguito da Progetto Ritsos: Delfi Cantata, ispirato all’opera del poeta greco Ghiannis Ritsos con musiche di Piero Milesi, e da Oylem Goylem, una creazione di teatro-musica che rimane uno dei più grandi successi di Moni Ovadia. La collaborazione con Mara Cantoni proseguirà nel 1995 con Dybbuk, spettacolo sull’Olocausto accolto come uno degli eventi più importanti della stagione teatrale di quell’anno. L’attività artistica di Moni Ovadia è quindi proseguita nel solco della consapevolezza delle tragedie passate e di quella pungente ironia che è parte integrante della cultura yiddish, alla cui riscoperta e diffusione ha ampiamente contribuito, grazie a naturali, eccellenti doti di narratore.

Lucilla Galeazzi
Una delle più belle voci della musica tradizionale italiana, Lucilla Galeazzi ha iniziato a cantare accanto a Giovanni Marini, figura di assoluto riferimento per la canzone di impronta sociale. In seguito si è aperta alla musica improvvisata collaborando con i francesi Claude Barthelemy, Vincent Courtois e Michel Godard e con numerosi jazzisti italiani, tra cui Gianluigi Trovesi, Eugenio Colombo, Giancarlo Schiaffini, Pino Minafra, Bruno Tommaso e Antonello Salis. Significativo è anche il suo sodalizio con Roberto De Simone, che ha coinvolto la cantante in numerosi suoi progetti. Lucilla Galeazzi ha poi collaborato con altri musicisti impegnati nell’ambito delle musiche popolari, come Carlo Rizzo, Ambrogio Sparagna e Riccardo Tesi, distinguendosi anche come interprete di pagine di musica contemporanea, tra cui le Folk Songs di Luciano Berio. Il principale terreno d’azione di Lucilla Galeazzi resta tuttavia la musica più autenticamente popolare della sua terra, l’Umbria.