FA’AFAFINE, MI CHIAMO ALEX E SONO UN DINOSAURO
testo e regia Giuliano Scarpinato
con Michele Degirolamo
in video Giuliano Scarpinato e Gioia Salvatori
CSS Teatro Stabile di Innovazione del Friuli Venezia Giulia
con il patrocinio di Amnesty International
“Patrocinio ufficiale di Amnesty International – Italia ‘per aver affrontato in modo significativo un tema particolarmente difficile a causa di pregiudizi ed ignoranza, rappresentando con dolcezza il dramma vissuto oggi da molti giovani’
VINCITORE EOLO AWARD 2016 – MIGLIOR SPETTACOLO TEATRO RAGAZZI E GIOVANI
VINCITORE PREMIO INFOGIOVANI – FIT FESTIVAL LUGANO 2015
VINCITORE PREMIO SCENARIO INFANZIA 2014
Informazioni
Esiste una parola, nella lingua di Samoa, che definisce coloro che sin da bambini non amano identificarsi in un sesso o nell’altro. Fa’afafine vengono chiamati: un vero e proprio terzo sesso cui la società non impone una scelta, e che gode di considerazione e rispetto. Alex non vive a Samoa, ma vorrebbe anche lui essere un “fa’afafine”, o semplicemente un bambino-bambina, come ama rispondere quando qualcuno gli chiede se è maschio o femmina. La sua stanza è un mondo senza confini che la geografia possa definire: ci sono il mare e le montagne, il sole e la luna, i pesci e gli uccelli, tutto insieme. Il suo letto è una zattera o un aereo, un castello o una navicella spaziale. Fuori dalla stanza di Alex ci sono Susan e Rob, i suoi genitori. Lui non vuole farli entrare; ha paura che non capiscano, e probabilmente è vero, o almeno lo è stato, fino a questo momento. Nessuno ha spiegato a Susan e Rob come si fa con un bambino così speciale; hanno pensato che fosse un problema, hanno creduto di doverlo cambiare.
Chi giudichiamo diverso da noi? Perché ? Cosa pensiamo di lui/lei? Riteniamo che la sua diversità possa danneggiarci? Cosa pensiamo quando conosciamo un bambino che veste di rosa ed ama le bambole, o al contrario una bambina che ama il calcio e le macchinine? Ci dà fastidio? Perché?
Fa’afafine è uno spettacolo che parla di tutto questo, ed è uno strumento per aiutare a condurre un’indagine sugli stereotipi più ricorrenti nell’immaginario giovanile, e lavorare con intelligenza e sensibilità alla graduale destrutturazione degli stessi, così da giungere insieme ai ragazzi alla consapevolezza della diversità come ricchezza, risorsa, e non come “minaccia”.