MINETTI<br>Ritratto di un artista da vecchio

MINETTI
Ritratto di un artista da vecchio

MINETTI<br>Ritratto di un artista da vecchio
Informazioni

di Thomas Bernhard
traduzione Umberto Gandini
regia Roberto Andò

con Roberto Herlitzka
e con Nicolò Scarparo, Verdiana Costanzo, Matteo Francomano, Roberta Sferzi, Vincenzo Pasquariello
scene e luci Gianni Carluccio
costumi Gianni Carluccio, Daniela Cernigliaro
aiuto regia Luca Bargagna
​suono Hubert Westkemper

produzione Teatro Biondo Palermo

Informazioni

Bernhard Minetti (1905-1998) è stato uno dei più grandi interpreti di teatro del Novecento. Lo scrittore Thomas Bernhard, che lo ha avuto come interprete di molti dei suoi testi, ne ha scritto uno apposta per lui, nel quale l’attore, ormai anziano e solitario, trascorre una notte di Capodanno in attesa di andare in scena per l’ultima volta nel ruolo di Re Lear.

In un inarrestabile flusso di coscienza, Minetti riflette sulla propria vita e sul senso del teatro, senza risparmiare giudizi caustici e impietosi su una società istupidita e un teatro svuotato di senso. Il tragico epilogo assume il significato di un estremo atto di ribellione. In questa nuova messa in scena, Roberto Andò affida il ruolo di Minetti al grande attore italiano Roberto Herlitzka.

 

NOTE DI REGIA

“Minetti si può leggere come un’imprecazione contro il teatro, o come una contestazione della finzione che coincide con il più limpido omaggio offerto alla sua verità. Se finalmente mi sono deciso a mettere in scena questa pièce lo devo a Roberto Herlitzka, uno dei grandi interpreti del nostro tempo, tra i più congeniali al suo umore. Bernhard non amava il tipo di attore che mediamente incarna questo mestiere, ma era uno spettatore capace di entusiasmarsi quando gli capitava di assistere alla performance di un fuoriclasse, e Minetti rientrava a pieno titolo nella linea e nella forma da lui prediletta. L’attore è per Bernhard l’eroe del fallimento e dell’occasione mancata. Si può anzi dire che Bernhard privilegi il teatro perché vi riconosce qualcosa d’indifendibile, e che lo abbia scelto in quanto è un luogo a perenne rischio di frode. Allo stesso titolo, si può dire che egli abbia amato gli attori in quanto esseri capaci di vivere sino in fondo il rischio, la frustrazione e la prossimità alla follia. Del tipo di attore alla Minetti, Bernhard amava soprattutto la speciale forma di autoconsapevolezza, per lui lo stato principe, quello che prelude alla pazzia».

Roberto Andò

 

LA RECENSIONE

(…) In un ambiente vagamente anni ’50 di un hotel in disarmo, spazio mentale della società che lo frequenta (la scena elegante è di Gianni Carluccio, che firma anche i costumi insieme a Daniela Cernigliaro), goffo lungo cappotto e valigia che contiene i brandelli della sua vita, compresa la misteriosa maschera che il pittore fiammingo Ensor gli ha fatto per il suo Lear, Minetti lancia il suo flusso d’indignato veleno su una società istupidita, su una cultura falsa e su un teatro svuotato di senso, rivolgendosi all’annoiata distrazione ora di una signora che non smette di bere in solitudine, ora di una ragazza che aspetta il fidanzato ascoltando musica, mentre dall’ascensore o dalla strada irrompe un’umanità mostruosa di ubriachi, storpi, nani e giovani irriverenti in baldoria; tutti indossando maschere grottesche, o col viso ricoperto di biacca, portiere e facchino compresi. In un’atmosfera resa più inquietante dal ritmo cadenzato delle luci e degli strappi sonori (di Hubert Westkemper), s’innestano paure, frustrazioni, fantasmi, riflessioni sulla falsità dell’attore e sui rapporti malati con l’autore, sul suo terrificare il pubblico e sulla follia come unica possibile arte. Un magmatico e ripetitivo repertorio che Herlitzka (forse l’unico attore italiano a potere interpretare al meglio Minetti) restituisce non tanto con stanca e vaneggiante disperazione, ma con lucido, vitalistico ed interiorizzato dolore, insomma con la misurata virtù dei grandi, padroneggiando l’ironia e la ribellione con un’acre e nauseata naturalezza.

 

Guido Valdini, repubblica.it

 

BERNHARD MINETTI NEL RUOLO DI RE LEAR

È scomparso a novantatré anni Bernhard Minetti, il più acclamato attore tedesco di teatro, certamente uno dei grandi in assoluto di questo secolo. Praticamente se n’è andato sulla scena, su cui s’era cimentato fino all’ultimo senza risparmio, alternandosi in più spettacoli, magari da una città all’altra, scegliendo con frequenza di mostrarsi morire con la civetteria degli interpreti longevi, come quando con la regia di Grüber aveva interpretato Re Lear o in Phoenix della Cvetaeva il vecchio Casanova innamorato dell’ultima ragazzina. Era considerato un mito. Ma uno dei motivi della sua leggenda consisteva proprio nel fatto che la fama gli era arrivata tardi, dopo i sessanta, quando fece il salto di qualità da buon commediante a mostro sacro. (…)”.

Franco Quadri, Un addio in Thomas Bernhard, Teatro II, Ubulibri, Milano 1984