ALESSANDRO PREZIOSI<br>DON GIOVANNI

ALESSANDRO PREZIOSI
DON GIOVANNI

ALESSANDRO PREZIOSI<br>DON GIOVANNI
Informazioni

di Molière 

traduzione e adattamento Tommaso Mattei

con NANDO PAONE nel ruolo di Sganarello

regia Alessandro Preziosi

e con Lucrezia Guidone, Barbara Giordano, Roberto Manzi, Daniele Paoloni, Daniela Vitale, Matteo Guma

regia Alessandro Preziosi

musiche originali Andrea Farri

scene Fabien Iliou

costumi Marta Crisolini Malatesta

luci Valerio Tiberi

UNA COPRODUZIONE TSA TEATRO STABILE D’ABRUZZO – KHORA.TEATRO

prodotto da Alessandro Preziosi, Tommaso Mattei ,Aldo Allegrini

Informazioni

Le versioni del mito di Don Giovanni contano oltre 4000 riscritture. Numerosissime erano state le rappresentazioni teatrali con protagonista questo personaggio, la cui immensa fortuna letteraria era cominciata nel 1630, quando Tirso de Molina scrisse il suo Burlador de Sevilla. Venne in seguito ripreso dalla Commedia dell’Arte italiana, che lo incluse nel suo repertorio accentuando gli aspetti più comici della vicenda. Molière, attinge a queste fonti italiane e le rielabora per ricavarne un personaggio raffinato, cinico, dissacrante, in aperta opposizione con le convenzioni sociali, pronto a burlarsi anche della religione. Molière prese, per così dire, il meglio di ciascuna fonte, creando una storia con una grande varietà di toni in cui il comico e il drammatico si incrociano di continuo. Il Don Giovanni non è un banale donnaiolo, collezionista di femmine per sfogo fisiologico o edonistico svago, ma a dominare è una volontà di potenza, di affermazione di sé che nasce da un vuoto esistenziale e insieme da un timore di fallimento. Don Giovanni è interpretato da Alessandro Preziosi, reduce dai successi teatrali, impegni televisivi e premi cinematografici, che raccoglie la sfida tutta teatrale nel mettere in scena un personaggio, che come qualcheduno ha felicemente definito è “il carattere più teatrale che abbia attraversato la scena”. Il “suo” Don Giovanni nasce con l’obiettivo di accendere nella fantasia degli spettatori il piacere dei sensi e la curiosità dell’intelletto, creando un ambiente spettacolare caleidoscopico e camaleontico, al confine tra teatro barocco e opera moderna. Tratto dai testi di Molière, Puškin e Da Ponte, Preziosi crea una scrittura con una grande varietà di toni, dando vita ad un personaggio autentico, funambolo del trasformismo.

Don Giovanni è un mito senza tempo, estremamente moderno, rielaborato innumerevoli volte in diverse epoche e da differenti personalità artistiche, ma nonostante di Don Giovanni si sia tanto scritto e discusso, il personaggio non si lascia definire, resta sfuggente.
Il desiderio di riproporre oggi una visione originale di questo classico nasce dalla consapevolezza che il personaggio disegnato è ancora oggi di grande attualità e dalla volontà di renderne palpabile il processo creativo che lo ha fermato nel testo di Moliere con la prospettiva visionaria di dar luogo a qualcosa di inesplorato e di ripercorrere con occhi contemporanei il viaggio di chi ci ha preceduto.
L’obiettivo di una regia pensata come nel cinema oggi si fa con il tridimensionale è di accendere nella fantasia degli spettatori il piacere dei sensi, facendo materializzare sotto i loro occhi, uno dei più affascinanti archetipi letterari della cultura occidentale.
La messa in scena riunisce quindi sotto la sua egida il piano realistico della commedia e quello tragico e fantastico/simbolico del soprannaturale, che racchiude la morale finale tipica del canovaccio di Tirso, tendendo ad esaltarne l’estremo vitalismo anche quando l’invito al godimento dei sensi sembra solo prendere origine dal tedium vitae e dal vuoto interiore. 
Don Giovanni, con la sua frenesia, il suo essere oltre, il suo slancio vitale e il suo destino di morte, attira tutti gli altri personaggi, sia uomini che donne; anche quando lo odiano o lo negano, non fanno che pensare a lui, parlare di lui, agire per lui. 
Il protagonista è un personaggio seducente, figura ricca di controluce, sempre in scena, autentico funambolo del trasformismo, che incarna nel suo continuo muoversi nello spazio intermedio tra vero e falso, la quintessenza di un vizio sempre tristemente di moda, l’ipocrisia. Il vero peccato di Don Giovanni però non sta nel suo comportamento irrispettoso, bensì nel pensare impunemente di doversi confrontare solo con la giustizia terrena, dove forte dei suoi privilegi riesce sempre ad avere la meglio divenendo l’emblema, dell’intelligenza strategica messa al servizio degli inganni e del disprezzo verso il mistero della vita.

Alessandro Preziosi