AL MURO -IL CORPO IN GUERRA

AL MURO -IL CORPO IN GUERRA

Prima Nazionale

AL MURO -IL CORPO IN GUERRA
Informazioni

Teatro Club Udine

Al muro
Il corpo in guerra.
liberamente ispirato al libro Plotone di esecuzione. I processi della prima guerra mondiale, di Enzo Forcella e Alberto Monticone (ed. Laterza, 2014)
drammaturgia Renata Molinari
regia Massimiliano Speziani

con Renato Avallone, Daniele Gaggianesi, Matteo Vitanza

Informazioni

Prima nazionale
Ancora una prima nazionale, per il nostro teatro, e ancora un testo sulla Grande Guerra capace di svelarne lati meno noti e ugualmente tragici. Liberamente ispirato al libro Plotone di esecuzione. I processi della prima guerra mondiale, di Enzo Forcella e Alberto Monticone (ed. Laterza, 2014) questo lavoro, prodotto dal Teatro Club di Udine, sarà un mosaico antiretorico di episodi attinti dalla storia, per documentare l’altra faccia rimossa della prima guerra mondiale, segnata dalla tragedia di imboscati, disertori, ammutinati, disfattisti, ribelli, codardi. Gente che le carte dei processi, con successivi plotoni di esecuzione, rivelano disposta a tutto pur di non cadere nel tritacarne della grande macelleria.

Il libro
“[…] che se io potesse a far vendetta da avvelenarli quei birbanti che hanno voluta la guerra io morirei contentissimo […]”: è il brano tratto da una lettera di un fante ventenne, che procurò al suo autore una condanna a due anni di reclusione per “lettera disfattista”. Non è che uno dei tanti documenti raccolti per la prima volta da Enzo Forcella e Alberto Monticone, ma ce ne sono di ben più agghiaccianti: condanne alla fucilazione per autolesionismo e per fuga dinanzi al nemico; lunghi anni di carcere per “propaganda sovversiva”, per “disfattismo”, per banali espressioni di insofferenza. “Maledetta la guerra, maledetto chi la pensò”, “Non voglio morire per la patria”, “Caro padre la guerra è ingiusta”: non si può capire la tragica realtà dell’Italia della Grande Guerra ignorando le manifestazioni di disfattismo in trincea e l’attività repressiva dei tribunali militari. Una raccolta, questa, che ha dato l’avvio a nuove strade di ricerca e aperto a una corretta e completa memoria nella cultura civile.
www.laterza.it

Ha fatto bene, Laterza, a ripubblicare Plotone di esecuzione. I processi della prima guerra mondiale, di Enzo Forcella e di Alberto Monticone, uscito nel 1968. Anche se sarebbe stata indispensabile qualche pagina introduttiva. Plotone di esecuzione, con i saggi dei due autori-il testo di Monticone sul regime penale nell’esercito italiano è purtroppo ridotto a un estratto-pubblica 166 sentenze di tribunali militari scelte tra centomila ammucchiate negli archivi. Un campione, se si pensa che su circa 5 milioni e 200 mila soldati ci furono, tra il 1915 e il 1918, 870 mila denunce all’autorità giudiziaria. Su 350 mila processi, le sentenze di condanna furono 210 mila. Un campione credibile, quindi, quello del libro di Forcella e Monticone. La grande guerra non fu per niente popolare e “sentita”. I reati, oltre alla renitenza di un grande numero di emigrati, furono i più diversi; diserzioni, mutilazioni volontarie, una canzone antimilitarista, una lettera considerata disfattista. Le condanne a morte furono 4028, quelle all’ergastolo più di 15 mila. Quali furono le cause di tanti rifiuti che non toccarono gli strati di piccola borghesia degli ufficiali inferiori? Dalle motivazioni delle sentenze spiccano le ragioni politiche e ideologiche dei socialisti, degli anarchici, dei neutralisti democratici, dei cattolici. Ma la grande massa dei disubbidienti disse di no alla guerra per paura: dalle sentenze escono povere storie di contadini, di manovali, di sottoproletari analfabeti mandati al massacro senza nessuna coscienza e senza nessuna idea di nazione che fanno capire come la guerra è la condizione più innaturale dell’uomo. Plotone di esecuzione è un libro tragicamente avvincente che mette a nudo le ragioni di verità della letteratura di guerra: Il giornale di guerra e di prigionia di Gadda, primo fra tutti, e poi Kobilek di Ardengo Soffici, Trincee di Carlo Salsa e anche Jahier, Malaparte, G.A.Borgese. Bastava poco per finire davanti al plotone di esecuzione. La paura di quei soldati rimbalzava sulle corti marziali che reagivano più con la ferocia della debolezza che con la forza della giustizia.

Corrado Stajano, archiviostorico.corriere.it/ 1998