SILVIO ORLANDO<br>IL MERCANTE DI VENEZIA

SILVIO ORLANDO
IL MERCANTE DI VENEZIA

SILVIO ORLANDO<br>IL MERCANTE DI VENEZIA
Informazioni

di William Shakespeare IL MERCANTE DI VENEZIA
di William Shakespeare
con SILVIO ORLANDO
e la Popular Shakespeare Kompany
(in o.a.) Andrea Di Casa, Fabrizio Contri, Milvia Marigliano,
Simone Luglio, Elena Gigliotti, Nicola Pannelli, Fulvio Pepe,
Sergio Romano, Barbara Ronchi, Roberto Turchetta, Ivan Zerbinati
regia VALERIO BINASCO

Musiche originali Arturo Annecchino
Scene Carlo de Marino
Luci Pasquale Mari
Costumi Sandra Cardini
Regista assistente Nicoletta Robello

Produzione Oblomov Films Srl

Informazioni

“L’essenziale, riguardo a Shylock, non è che un eretico o un ebreo, ma che è un outsider.
La terribile, umiliante, meschina sconfitta di Shylock mi mette a disagio.
Annuncio fin d’ora che starò dalla sua parte”
(Valerio Binasco)

Ancora una grande prova d’attore quella di Silvio Orlando – che alterna i ruoli teatrali alle interpretazioni cinematografiche con i più importanti registi italiani-nel ruolo di Shylock, protagonista de Il mercante di Venezia, una delle opere più famose e rappresentate di Shakespeare. Un testo di straordinaria attualità, che tocca temi come intolleranza e razzismo, senso dell’etica, denuncia delle false apparenze e in cui prevale il potere del denaro. “Tutto si compra, tutto si vende, anche un brandello di carne umana, anche l’amore”.

LA TRAMA
La vicenda è nota: siamo a Venezia, è il XVI secolo. Bassanio, giovane gentiluomo, vorrebbe la mano di Porzia, ricca ereditiera di Belmonte. Così per corteggiarla chiede al suo amico Antonio, il mercante di Venezia, 3 mila ducati in prestito. Lui non può prestargli il denaro poiché l’ha investito, ma garantirà per lui presso Shylock, usuraio ebreo, che non sopporta lo stesso Antonio, poiché presta denaro gratuitamente. Shylock accorda il prestito a Bassanio a una sola condizione: in caso di mancato pagamento vorrà in cambio una libbra della carne di Antonio…

LA REGIA
Valerio Binasco, dopo essersi confrontato con la drammaturgia contemporanea (Ginzburg, Fosse, Paravidino), ha ottenuto notevoli consensi con Filippo di Vittorio Alfieri (prodotto dal Teatro Stabile di Torino), e Romeo e Giulietta, Premio Ubu 2011 come miglior regia.
Dopo il successo di quest’ultimo, la Popular Shakespeare Kompany ha deciso appunto di portare in scena Il mercante di Venezia.
Scrive, Binasco,a proposito dello spettacolo: “Non avevo mai pensato al Mercante come a un’opera teatrale che mi potesse interessare direttamente. Non incontravo né personaggi né situazioni che mi sembrassero familiari, o che avessero una qualche familiarità con la mia immaginazione. Questo perché alla sensibilità contemporanea una storia come quella del Mercante e di Shylock sembrerebbe dire ben poco. Piano piano ho capito che forse ero caduto in un equivoco: il Mercante per metà sembra un testo realistico (la storia di Shylock, appunto) e per un’altra metà sembra una favola (la storia di Porzia e dei suoi scrigni). E quindi andrò lì dove le due strade mi condurranno”.

LA RECENSIONE
Shakespeare tutto e il suo Il mercante di Venezia in particolare sviscerano l’animo umano con tale profondità da presentarne, sempre, letture poliedriche e complesse. Sulla complessità e ricchezza del Mercante, Valerio Binasco e la Popular Shakespeare Company hanno costruito uno spettacolo che si caratterizza anzitutto per la capacità di divertire il pubblico, ma che, a uno sguardo più attento, offre notevoli spunti di meditazione.
Troviamo, nella regia di Binasco, il tema centrale e conosciuto: il denaro, la sua pervasività, un dio a cui gli uomini si consacrano… Fin qui, nulla di nuovo. Viene invece accentuato il conflitto fra diversi, fra culture e identità: Shylock è un usuraio, che vive per il denaro, certo, ma qui si impone anche e soprattutto come ebreo. E come tale viene odiato e schermito da Antonio e dai suoi amici. Che il tema del confronto, o meglio della paura del diverso assuma qui un ruolo fondamentale, lo testimonia il timore non privo di disprezzo con cui Porzia rifiuta a priori un pretendente di colore…
E già questo basta a confondere un po’ i limiti fra buoni e cattivi: Antonio è generoso nella gestione del denaro e si permette un assolo in cui condanna l’immoralità dell’usura, ma poi si mostra quasi violento nell’odio dell’ebreo.
E ancora: i giovani che gironzolano attorno ad Antonio, a partire dallo spasimante di Porzia, sono dediti al divertimento e allo spasso, prendono in giro tutti (ne sa qualcosa il cameriere che li serve in una sorta di happy hour trasferito nella Venezia antica), sperperano denaro, si accaniscono, appena possono, sul solito ebreo cattivo e usuraio…
Anche la figura di Porzia pare giocata sui contrasti, poiché si manifesta dapprima come una ricca bambolotta dedita ai suoi giochi d’amore (e impaurita dal pretendente nero), ma poi antepone il sentimento a qualsiasi patrimonio nella scelta del partner e, infine, dà prova di intelligente creatività salvando Antonio, proprio in base a una interpretazione “letterale” della legge, sconfiggendo così sul suo stesso campo Shylock, che esigeva un’applicazione radicale del contratto. E qui si trova la dialettica fra lo spirito (il senso) e la lettera della legge.
Per dare voce alla complessità di questi temi-valore del denaro, sentimenti, spirito/lettera della legge, intolleranza, paura del diverso-Binasco gioca sull’accentuazione di un doppio e contrastante registro, uno drammatico, incentrato sulla figura di Shylock e le scene a lui affidate, e un altro comico, espresso dal gruppo di giovani, Porzia e la sua divertentissima balia.
Insomma, bene e male convivono in tutti noi, nessuno è totalmente buono o totalmente cattivo…
Tutta la compagnia si dimostra all’altezza del progetto. Impossibile non spendere una parola per Silvio Orlando-Shylock, strepitoso nell’incarnare-anche imitando alla perfezione la parlata yiddish-la figura dell’usuraio ebreo, avido e umiliato dal disprezzo altrui.

Paolo Perazzolo, Famiglia Cristiana